Curinga (CZ) – Riceviamo dal ‘Comitato Proteggiamo Curinga’ e pubblichiamo:
La piana, gli uliveti, i vivai, le macchie di Curinga (CZ) – e paesi limitrofi – corono un grave pericolo. Lo denuncia il “Comitato proteggiamo Curinga”, fondato da imprenditori, agricoltori, residenti del borgo calabrese divenuto famoso per il grande platano orientale che campeggia sotto i resti del Monastero di S. Elia Vecchio, recentemente assurto agli onori della cronaca per essere stato scelto come uno dei più begli alberi monumentali del mondo.
In località Favarella, a pochissima distanza dalla popolosa frazione di Acconia, al confine con le rinomate aziende agricole e vivaistiche, nel cuore verde di questo lembo meridionale della Piana di Sant’Eufemia, dovrebbe sorgere, infatti, una centrale a bio-gas con una capacità di trattamento rifiuti di 70.000 tonnellate annue. A chiedere le necessarie autorizzazioni alla Regione Calabria, alla Provincia di Catanzaro ed al Comune di Curinga è la Energy Waste Asset s.r.l. (EWA), con sede a Squillace, la cui effettiva proprietà non è evincibile, ad oggi, dalla visura camerale. L’avviso pubblico previsto dalla normativa vigente è stato da qualche giorno pubblicato sul bollettino regionale e comunicato agli altri enti. Tutti gli interessati potranno inviare osservazioni alla Regione, che dovrà poi valutare la compatibilità ambientale del progetto.
E’ esattamente quel che intende fare il Comitato, che si è dichiarato nettamente contrario al progetto. Ma cos’è una centrale a bio-gas? Si tratta, spiega il Comitato, di un vero e proprio impianto di trattamento rifiuti (in massima parte rifiuti organici del circuito pubblico, fanghi da depuratori e letame, attraverso la fermentazione anaerobica (ossia priva di ossigeno) dei rifiuti stessi, produrrà sia metano (da qui la denominazione di bio-gas) da immettere nella rete SNAM che compost per uso agricolo. Il Comitato non si dichiara pregiudizialmente contrario a questo tipo di impianti – che producono energia da fonti rinnovabili – ma rileva, piuttosto che la destinazione, i vincoli e le cautele gravanti sulla zona dove esso dovrebbe sorgere rendono del tutto incompatibile la sua ubicazione.
Queste centrali andrebbero situate in un contesto di tipo industriale, quale potrebbe essere la non distante Zona Industriale Benedetto XVI di Lamezia Terme, notoriamente capiente perché ancora in gran parte inutilizzata. Mentre la zona in cui dovrebbe sorgere la centrale in contestazione è interamente vocata all’agricoltura di qualità, al turismo ed alla tutela dei beni culturali ed ambientali oltre che interessata da numerosi insediamenti abitativi della frazione di Acconia e di diverse frazioni ricadenti nel Comune di Filadelfia. Tanto è dimostrato dai numerosi vincoli che il piano paesistico regionale ha imposto sul territorio di Curinga, dalla presenza, nelle immediate vicinanze di numerose aree di importanza ambientale (Pantano dell’Imbutillo, pineta litoranea, dune costiere, Lago Angitola, boschi di macchia mediterranea, alberi monumentali come il platano orientale di loc. Vrisi etc.), molte altre di pregio colturale (uliveti, frutteti, vigneti, vivai), altre ancora ad alto gradiente culturale, archeologico e storico-artistico (Monastero di S. Elia Vecchio, il borgo di Curinga con i palazzi, le chiese, le architetture popolari, le Terme Romane di Acconia, etc.).