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giovedì, 18 Aprile, 2024
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Voli di Stato, Salvini indagato anche per quello da Reggio a Platì e a Catanzaro

C’è anche il volo effettuato tra il 10 e l’11 maggio 2019 tra i 35 contestati dalla procura di Roma a Matteo Salvini con l’accusa di di abuso d’ufficio.
In quell’occasione Salvini si mosse da Roma a Reggio Calabria e poi a Platì per una cerimonia antimafia, trasferendosi poi a Catanzaro dove tenne un comizio, quindi a Napoli per una conferenza stampa su alcuni arresti e infine a Milano per l’adunata degli Alpini.
L’inchiesta aperta a Roma riguarda 35 voli di Stato effettuati dal 13 settembre 2018 al 10 maggio 2019. Le tratte, tutte nazionali, hanno portato l’ex ministro dell’Interno a raggiungere diverse città d’Italia, per i motivi più disparati. E così ecco che tra le motivazioni di questi viaggi spuntano ad esempio fiere (quella dei Cavalli di Verona e quella del Levante a Bari) o riunioni tecniche in varie prefetture d’Italia o cerimonie per la consegna di beni confiscati alla malavita oppure ancora per eventi di maltempo.
Come si ricorderà l’intera questione era già passata al vaglio della Corte dei Conti lo scorso settembre che non aveva riscontrato anomalie di natura erariale, ma aveva passato i fascicoli alla Procura romana perché valutassero eventuali reati al di fuori delle loro competenze.
Nessun danno erariale, quindi. Tuttavia l’uso di quegli aerei ed elicotteri fu considerato illegittimo perché secondo decreti e regolamenti i mezzi della polizia e dei pompieri sono riservati “allo svolgimento di compiti istituzionali o di addestramento, e non ai cosiddetti ‘voli di Stato'”. Per i quali vige un’altra normativa che ne restringe l’uso alle cinque alte e cariche dello Stato (presidente della Repubblica, delle due Camere, del Consiglio dei ministri e della Corte costituzionale), “salvo eccezioni che debbono essere specificamente autorizzate”.
Oggi, come anticipato dal Fatto Quotidiano, i giudici romani hanno deciso di iscrivere Salvini nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, un reato penale che prevede una pena detentiva fino a 4 anni di reclusione. Gli atti sono stati mandati ora al Tribunale dei Ministri.

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