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martedì, 23 Aprile, 2024
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Lavoro nero e prostituzione, sgominata rete di aguzzini a Gioia Tauro-2 VIDEO-DETTAGLI

Ventinove persone sono state raggiunte da misure cautelari emesse dal Gip presso il Tribunale di Palmi, su richiesta del procuratore capo Ottavio Sferlazza, che ha coordinato l’indagine condotta dai Carabinieri su una vasta rete di caporalato ai danni dei braccianti agricoli immigrati nella Piana di Gioia Tauro. Tra i 29 indagati raggiunti da misura cautelare ci sono 18 presunti “caporali” (di cui 13 in carcere), per lo più cittadini extracomunitari di origine centrafricana, e 11 imprenditori agricoli (di cui 7 ai domiciliari e gli altri con misure quali obbligo di dimora, divieto di dimora o obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). L’indagine, che prende il nome da Euno, lo schiavo siciliano che nel 136 a.C. guidò la prima guerra servile contro il possidente terriero Damofilo, avrebbe evidenziato come durante la stagione agrumicola 2018-2019 gli indagati reclutavano manodopera straniera, anche irregolare. Le accuse a vario titolo sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Alle 5 del mattino i caporali radunavano presso la baraccopoli di San Ferdinando e il campo containers di Rosarno i braccianti e li caricavano a bordo di minivan e veicoli, inadatti il più delle volte alla circolazione su strada e al trasporto di persone, per raggiungere i fondi agricoli dove si lavorava 7 giorni su 7, festivi compresi, per 10-12 ore consecutive, con brevi pause tassative e senza alcuno dispositivo di protezione individuale e di tutela della salute. La paga giornaliera era di circa un euro a cassetta di frutta raccolta, comunque non superiore a somme oscillanti tra 2 e 3 euro per ogni ora di lavoro. Durante le indagini, condotte dalla Stazione Carabinieri di San Ferdinando e dalla Compagnia di Gioia Tauro, col supporto specialistico del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, sono stati documentati alcuni episodi di detenzione ai fini di spaccio di marijuana nonché condotte di favoreggiamento della prostituzione da parte di un cittadino liberiano, che trasportava le donne nigeriane da Rosarno fino alla baraccopoli, dove erano costrette a prostituirsi e a cedere poi parte dei guadagni al loro protettore. I Carabinieri hanno sequestrato 3 attività imprenditoriali, a Polistena, Rizziconi e Laureana di Borrello, e 18 beni mobili registrati per un valore di oltre un milione di euro.

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